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Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/12

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munemente. Sono adunque due i valori, che può avere ciascuna cosa: uno arbitrario e capriccioso nelle particolari circostanze d’alcuno (e di questo valore qui non occorre parlare), l’altro comune determinato, come ho detto, dalla maggiore o minore ricerca, che la pluralità degli uomini ne suol fare. Vana, ed inutil cosa sarebbe il voler fingere o fabbricare altri valori nella moneta. Sia il valor del metallo, sia quello del conio, sia il fissato dalle leggi, sia l’abusivo, sia quel che si vuole, il valore d’uno Zecchino è tutto ciò che comunemente gli uomini danno per avere uno Zecchino, che vuol dire per esempio due monete d’argento, una tabacchiera, un cappello, una vettura ec. Non v’è dunque nella moneta alcun valore assoluto, ma egli è sempre reciproco; cioè uno Zecchino è il valore d’un cappello, come un cappello è il valore d’uno Zecchino, qualunque sia l’origine, o la causa determinante questo valore1.



CAP.

  1. Alcuni distinguono nelle merci il valore dal prezzo: chiaman valore d’una merce il di lei rapporto alla merce con cui si cambia, e chiamano prezzo la quantità di moneta, che suol cambiarsi con quella merce. Altri assottigliando di più, distinguono anche nella moneta il valore dal prezzo. Ho osservato, che simili sottigliezze sono più atte ad imbarazzare ì lettori, che a dilucidar la materia. Senza entrare nella etimologia della parola valore, e senza svilupparne i varj equivoci sensi, io l’ho qui adoperata in quel senso in cui suol essere adoperata comunemente, e sarò fedele a non usarla mai in altro senso, senz’avvertirne il Lettore.