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avvenuta in Francia in gran parte per la quantità di polizze reali che circolavano in commercio, e il di cui credito ha sofferto varie vicende, ed ha forse più giovato Necker per restituire l’equilibrio dei prezzi rilevando il credito delle Finanze, che fissando alle paste dei metalli nobili un prezzo inferiore al comune del commercio.

Ma la cagione ordinaria di questi accrescimenti che si fanno insensibilmente dal commercio ai valori numerarj dell’oro e dell’argento procede dalla sproporzione che hanno colle monete nobili le monete erose. Sia per interesse del fisco, sia per abuso degli impresarj delle zecche, la deteriorazione delle monete infime (alle quali, o alle di cui parti aliquote unite insieme si è sempre attaccata la denominazione di lire) ha fatto crescere in ogni paese, ove più, ove meno, il numero delle lire, con cui si estima una moneta d’oro, cosicchè il gigliato che nel 1259 valeva in Firenze una lira, nel 1738 ne valeva 13. 6. 81. Io non


  1. V. la tavola cavata dal libro intitolato Il fiorino d’oro illustrato nella citata opera di Pompeo Neri appendice n. 5.