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Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/40

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preteso profitto dell’Erario non sarà mai cagionato, che indirettamente, dalla nuova tariffa, essendo effetto del metodo di regolare i tributi, e gli stipendj in valori ideali o nominali, e non in valori veri. Questa nuova tariffa non è dunque altro in fondo, che una nuova imposizione, richiedendosi per i tributi 11. millioni di Zecchini, quando prima non se ne richiedeva che 10. Quando la politica malvagia o ignorante disgiungeva l’interesse de’ Principi dal bene della Nazione, e metteva il Principe co’ sudditi in uno stato di sorda guerra, poteva essere plausibile il pensiero di palliare le nuove imposizioni colla monetazione. Ora che sanno i Sudditi, che non s’impongono loro nuovi tributi, che pei veri bisogni della Nazione, e che hanno tutta la confidenza nella bontà de’ loro Principi, non v’è d’uopo di simili sottigliezze rovinose alla Nazione ed al commercio, e si potrà francamente accrescere, quando bisogna, le imposizioni, senz’alterare i valori delle monete1.



Coi

  1. Fu così bene conosciuta questa verità da alcuni Popoli, che i Normanni pagavano al Principe una tassa detta monetagium di tre in tre anni, acciocchè egli non alterasse le monete (Heinec. de Tut., & cura Mariti secun. princ. Jur. Germ. c. 7. §. 10.) e i Prelati di Francia offerirono a Filippo il bello nel 1303. la decima delle loro rendite a condizione, che nè lui, nè i suoi successori aumentassero il valore delle monete (le P. Daniel. Hist. de France).