Pagina:Vasco - Della moneta, 1788.djvu/74

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miniere ne prenda quella quantità che si venderebbe mille Gigliati. Di quest’oro faccia coniare quante monete può del medesimo peso e titolo del Gigliato, calcoli la spesa tutta della fabbricazione, e la aggiunga ai mille Gigliati spesi per la compra dell’oro, onde la spesa intiera che ha fatto, monti, per esempio, a mille e cinquanta Gigliati: osservi quante monete del medesimo peso e titolo del Gigliato gli sono riescite. Se saranno più di mille e cinquanta il Principe avrà guadagnato il di più, se saranno meno avrà altrettanto discapitato, quanto è minore il numero delle nuove monete; se il numero sarà eguale, non avrà avuto nè vantaggio nè discapito. Quel che ho detto dell’oro, si dica dell’argento e del rame.

Ma intorno al rame è assai probabile che non vi sia mai discapito a fabbricarne monete almeno in Europa. Le spese della fusione e del conio nelle monete di rame sono sì gravi, che sicuramente non può mai essere l’istessa cosa fonder paste e fonder monete. Per tal cagione il valore metallico si considera assai meno nelle monete di rame, che nelle nobili. L’abbondanza delle miniere di rame sparse per l’Europa dà il comodo a tutte le Nazioni d’avere a poco costo la materia di tali monete. Tutta adunque la diversità fra Na-


zione