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sarà pure a profitto dell’Erario quest’eccesso1.

Il risparmio nelle spese della monetazione essendo un oggetto tanto importante in questa materia, si rivolgeranno le cure del Governo a diminuire il più che sia possibile i trasporti (destinando le Zecche ai siti più vicini alle miniere) ed a procurarsi i più valenti artisti ed i più savj direttori.


Ma
  1. Un’importantissima conseguenza deriva da questo discorso, cioè esser affatto vano ed insussistente il pensiero di valutare in tariffa le proprie monete secondo il valor del metallo e della fabbricazione insieme, e valutar le monete forestiere alla sola ragion del metallo che esse contengono. I gravissimi Autori, anche moderni, che han dato un tal consiglio, hanno considerato che non deve la Nazione pagar le spese di fabbricazione alle monete straniere, ma non hanno avvertito, che le pagheranno sempre, anche loro malgrado, ogni qual volta le monete in commercio abbiano una maggiore estimazione, che le paste in egual quantità di metallo. Sia per esempio valutato più in Firenze il Gigliato, che lo Zecchino Veneto (supposti eguali) per le spese della nazionale monetazione, mentre fuori della Toscana abbiano la medesima estimazione, sicurissima cosa è che gli Zecchini Veneziani non andranno mai in Toscana, nè i Gigliati saranno ricevuti fuori paese, se non a quanto sono stimati dove si devono spendere; e quando sia lecito in Firenze il corso abusivo si vedranno subito gli Zecchini Veneziani, ch’ivi si trovassero, andare al pari dei Gigliati; e non tolerandosi l’abusivo, partirebbero tutti. Per la medesima cagione vano è il consiglio d’assegnare a tutte le monete nobili anche nazionali il solo valore del metallo, e niente di più per le spese di Zecca. Questa valutazione non dipende mai dalle leggi, come è stato dimostrato abbastanza, ma dalla pubblica estimazione; cosicchè talvolta le monete saranno stimate più del metallo che contengono, talvolta meno, e da questa estimazione deve bensì prender norma il Principe per conoscere se gli convenga o nò batter moneta, ma non mai dipartirsi dalla medesima per assegnare alle monete arbitrarj valori.