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ragionevol dubio che, col mezo d’alcuno di questi, potesse machinar qualche grave pregiudizio alle cose del signor duca di Mantova. Il che fu allora, da chi governava, rappresentato a Sua Altezza e inculcatoli piú d’una volta che il trattener nel Monferrato il signor duca di Nivers, ancorché del sangue e della casa Gonzaga, odioso però ad alcuni come forestiero, ed il ricevervi tanti francesi dava non solo occasione a’ spagnoli di sospettare, ma, prendendosene essi grave disgusto, andavano raffredandosi nel porger i promessi aiuti a Sua Altezza per la diffesa e ricuperazione del suo: onde, allungandosi ormai soverchiamente la mossa dell’armi, giá preparate a quest’effetto, non per altro, come pur si lasciavano intender, che per questo particolar rispetto, davano campo e porgevano cominoditá al duca di Savoia di caminar gagliardamente avanti ne’ suoi progressi; anzi che, alienandosi anco sempre piú i spagnoli per ciò dal favore dell’Altezza Sua, si correva rischio manifesto di farli volger a quello dell’inimico, al qual si sapeva giá il governator di Milano esser piú che mezanamente inclinato e per avventura secretamente obligato, e però pronto ad abbracciar l’occasione ed a servirsene, quando, col far subito partir i francesi, non se gli levasse ogni sorte di apparente pretesto. Stimolato adunque il signor duca da queste persuasioni, rapresentategli con efficacia da chi voleva anco per interesse proprio che ne restasse in ogni modo persuaso, minacciato da spagnoli, con poca speranza di veri e bastevoli aiuti francesi, in tempo che altri non potevano facilmente diffenderlo senza romper la guerra con medesimi spagnoli, mentre vietavano essi il passar con l’armi di soccorso sul Monferrato, deliberò di mandar il conte Chieppio, suo primo consigliere, al signor duca di Nivers per farlo capace di questi importanti rispetti e per indurlo ad andarsene a lui, sotto pretesto d’aver a conferir seco l’occorrenze de’ presenti affari. Ordinò di piú che i francesi, che giá quivi si ritrovavano, fussero. volendo essi e contentandosene, ripartiti nelle compagnie di fantaria e cavallaria, conforme al gusto d’ognuno di loro. Ma, essendo occorso al Chieppio di fermarsi a Milano, trattenuto da piú importante trattazione, e avendo