Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. II, 1913 – BEIC 1905390.djvu/154

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un direttore eletto dal governo, e sottoponendo il maneggio delle grandiose sue rendite ad un regio dipartimento a ciò delegato. Si volle che ricevesse ammalati anco non miserabili, mediante giornaliera contribuzione, variabile a misura delle circostanze. Si abolí la ruota per gli esposti, con obligo di portarli di chiaro giorno, scortati da fede di povertá o da pagamento d’una suinma prefissa. Fu incorporato ad esso Ospitai maggiore il pio luogo detto di Santa Corona, da antichissimo tempo governato separatamente, e che con rendite proprie accoglieva ammalati, stipendiava medici e chirurghi, e distribuiva medicine per caritá alli poveri della cittá di Milano. Si dispose persino di dare in appalto l’officina farmaceutica di detto Ospitai maggiore, con massimi inconvenienti, specialmente per essersi circoscritto a’ medici l’arbitrio d’ordinare le sole qualitá de’ medicinali pattuiti coll’appalto stesso, esclusane qualunque altra. Vennero nel frattempo publicati e prescritti nuovi piani, e realizzata l’istituzione in Pavia d’un colleggio direttoriale medico-chirurgo e farmaceutico con leggi e discipline apposite. Si addotto in appresso un sistema diverso anco per il Monte di pietá, aumentandone li fondi con alcuni beni de’ monasteri soppressi, prescrivendo che tutti li depositi giudiciali debbino situarsi in esso e, nonostante la proibitiva per le manimorte, dichiarandoli capaci agli acquisti. Di piú, minorato l’aggravio delli bollettini per li poveri, lo si abilitò a ricevere pegni d’ogni valore, nonché a dare sin il 90 per cento sul ragguaglio della stima; con averlo in pari tempo diramato, aprendo in tre separati quartieri della cittá luoghi adattati a commodo de’ pignoranti, sotto però la sola di lui amministrazione.

Qualche altro regolamento analogo s’è pur realizzato nei monti di pietá esistenti in cadauna cittá dello Stato; protetti alcuni altri monti destinati nella provincia a ricever pegni di grani; ed infine aperti in due o tre quartieri della cittá di Milano dei luoghi di lavoro volontario a commodo e sovvegno de’ miserabili dell’uno e dell’altro sesso, a’ quali si somministra giornalmente da lavorare, con modica mercede, anco nelle proprie case, e facendo dar la preferenza agli artisti poveri nei lavori