Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/141

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duca Alessandro predetto; né a questo passando li voti, occorse che in questo tempo, essendo la piazza piena di gente e di soldati per guardia del palazzo, stando tutti in aspettazione della ressoluzione del Consiglio, successe un gran tumulto da un piccolo accidente nato: che, tirando un soldato di archibuso ad un colombo, posto in cima della torre del palazzo, il qual cascò giú morto, tanto fu il strepito, il rumore e le grida del popolo per la bella botta veduta, che li Quarantotto, che stavano consultando di quello che dovevano fare, si spaventòrno, dubitando che la cittá tutta fosse sollevata; e, fattisi alle finestre, tutti sbigottiti, per vedere ed intendere il rumore, videro Cosimo, che per buona sorte sua ritornava di villa, che, avendo intesa la morte del duca, si riduceva nella cittá per intendere li successi delle cose. Donde ridutti immediate li Quarantotto, per uscir d’affanni e dal pericolo, che gli pareva soprastargli, dubitando che ogni indugio facesse sollevar il popolo, proposero Cosimo allora veduto, e fu Cosimo da tutti li voti detto capo della republica, con assigriargli la guardia per la sua persona e 10.000 ducati per il suo piatto perfin tanto che venisse altra deliberazione dall’imperatore. Il che ho voluto dire, ché questa elezione par fusse fatta per sola volontá divina, perché poi né al popolo, né al Stato, né a Cesare piacque; di modo che, essendo la elezione fatta di pura necessitá, per terrore e spavento, si sollevòrno gli emuli e gli inimici di casa de’ Medici per far nuova mutazione e nuovo governo, e Cesare medesimo andò pensando di levare Cosimo con una forma di regimento, per confirmare quel Stato alla sicura sua devozione. Ma questo semplice giovane, che allora era di 18 anni, fatto saputo con buon consiglio d’accorti cittadini della fazion pallesca, tanto operò che del tutto acquetò gli umori e si acquistò la grazia di Sua cesarea Maestá, e con quella si è poi di tempo in tempo governato di maniera, che non solamente se l’ha saputa conservare, ma l’augumentò di sorte, doppo tolto per moglie una figliola del viceré di Napoli, don Pietro di Tolledo (una delle principal case di Spagna e la piú favorita e congionta di sangue con l’imperatore, con l’autoritá del duca d’Alva