Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/160

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tanta comoditá di legnami di pini e di roveri per le grandissime selve ed infiniti boschi del territorio di Pisa. Il sito della qual cittá dimostrarono pisani quanto era comodo e pronto all’imprese maritime; e da questo crescegli l’animo, vedendosi patron non solamente del Stato de’ pisani, con il quale pisani fecero tante prove, ma di un tanto maggior dominio, quanto è quello di Fiorenza e di Siena. E, se ben vede la sua potenza maggiore, conosce però eziandio la grandissima difíícultá in voler di nuovo ridur l’arte maritima al li soliti termini, per il mancamento d’uomini pratichi ed intelligenti: però vi usa tanta diligenza, che si promette far assai, massimamente al disegno, che aveva, che il re Filippo gli dovesse pagar le galee che andava facendo, che ora non so come sia per aver luoco questo dissegno. Pur da lui non manca di far lavorar e di procurare di aver uomini da Genova, da Marsiglia, da Napoli, da Sicilia, di Levante e del Stato della Serenitá Vostra; e li solleva con grandissimi partiti, per introdur la forma d’un arsenale, il quale ora è in Pisa, dove era l’arsenale vecchio de’ pisani, e qui si lavora di continuo. Ma non ha mai possuto arrivar al numero di io galee, perché par che, cosí come nelle cose di terra sia molto fortunato, cosí nelle cose da mare sia poco avventurato, perché, sempre che ha mandato fuori galee armate, sempre l’ha perdute. Una li fu tolta in Cipro dalla guardia della Serenitá Vostra; due perse alle Cerbe nella stragge dell’armata cattolica; due ne perse ultimamente in Corsica, che le presero le galeotte d’Algeri: talmente che è restato con quella che li ha restituita per cortesia la Serenitá Vostra, con la capitanea, che appena si salvò dalle galeotte d’Algeri, con una vecchia e con tre navi finite ultimamente e con quattro poste in cantiero al partir mio, che in tutto saranno io. Vi era giá il legname tagliato per farne altre 12, percioché il suo dissegno saria di aver, almeno per il suo bisogno, io galee armate per guardia delle marine de’ suoi Stati e per assicurar la navigazion di quei mari, per il gran numero delle navi che di Levante e di Ponente cápitano a Livorno e nell’Elba, e per poterle mandar eziando in corso e per distrugger li navili armati barbareschi e quelli