Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/176

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solamente rispettati ed onorati, ma che rappresentino la persona del suo prencipe, lo faccino con ogni onorevolezza e con ogni dignitá ed auttoritá, perché cosí fecero e cosí volsero sempre li suoi serenissimi progenitori; perché non per altro sono introdutte le provisioni onorevoli, li donativi e le tante commoditá e spese, che fa questo eccellentissimo Stato, se non perché non si manchi di onorare la publica dignitá. Ma oggidi li prencipi d’Italia vogliono concorrere nelle ambascerie con questo eccellentissimo Stato, né si contentano di mandar li suoi ambasciatori se non sono loro istessi onorati di corrispondente ambasceria, ed ora mancano del stile delli suoi maggiori, e però verso questa serenissima republica, alla quale, come ai re, tenivano ambasciatori, senza pur pensar ponto di aver da loro alcuna minima corrispondenza. E ora si va introducendo nòve forme dannose contra quello che giá si solea fare con molta dignitá, ché per ogni minima causa non solamente ora si manda ambasciatori per fare officio di compimento, ma si mandano etiam ressidenti ed a quei prencipi, ai quali li ambasciatori di questo Stato hanno preceduto nelle corti dei re. E ora standoli appresso, si fa effetto contrario, ché non solamente non conseguiscono il luoco che è suo, ma vengono fatti star nell’anticamere aspettando audienza (ché quel prencipe per grandezza cosí vuole, stando nei penetrali fra suoi piaceri, mostrando di aver altro che negoziare che piú gl’importa); e, quando poi l’ambasciatore è introdutto, in cambio di avere un luoco e di essere onorato, sta con la beretta in mano, né vien fatto coprire se non quando s’accorge che l’ambasciatore, vedendo il poco rispetto, si coprirá da sé senz’altro. E questa è la pura e mera veritá, e lo dico perché io lo so. Ma li duchi di Milano (alli quali solo questo eccellentissimo dominio soleva tenere ambasciatori, non solo per esser prencipe grande, ma per li negozi che occorrevano di continuo per li confini congionti dell’uno e dell’altro Stato e per gli accidenti delle guerre), riconoscendo l’onore che li faceva la Serenitá Vostra in tenergli appresso ambasciatore e conoscendo quanto era maggior della sua la grandezza della Sublimitá