Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/230

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con un’incorrotta ed ugual giustizia e con una somma continenza nel li piaceri, tenersi conciliato l’animo de’ popoli, per altre cagioni forse esacerbato, tenendo sopiti per questo molti suoi appetiti. Ma, dopo la morte della moglie e sostituzione del figliolo, parendoli in maniera aver accresciuto le cose sue che non avesse piú di che temere, rilasciò in modo il freno a’ suoi appetiti, che, da quelli trasportato, precipitò in poca laude forse dell’animo e del corpo ed incorse infine in una cosí pericolosa infermitá, che per quattr’anni, avendo perduto con il moto quasi tutti li sensi, menava vita piú tosto da pianta che da uomo, e cosi poi se ne mori, lasciando e il Stato e la felicitá al figliolo. Ha avuto questa casa due pontefici, una regina di Francia, molti cardinali, tre duchi; e questo, ora granduca, è nato di madre spagnola, di casa principalissima di quel regno. È cognato in due modi del signor duca di Ferrara. Ha per moglie madama Giovanna d’Austria, sorella di Sua cesarea Maestá, principessa di singoiar bontá e d’esemplar religione ed altretanto bella d’animo quanto l’è stata la natura scarsa delle bellezze corporali, essendo di picciola statura, di faccia pallida e di non molto vago aspetto, d’ingegno piú tosto placido e quieto che vivo ed acuto. Con essa ha tre figliole femmine e non ha alcun maschio; né in casa de’ Medici vi sono altri maschi legittimi che un picciol figliolino di don Pietro di tre anni, che si chiama Cosmo, che è nome dell’avo. Ha don Pietro per moglie una figliola di don Garzia di Toledo, fratello di sua madre, in modo che, secondo l’uso de’ prencipi, l’è moglie e germana. Questi due giovani, che si può dire che sieno in etá quasi puerile, suppliranno a questo bisogno d’eredi; ma, per quanto intendo, può il cardinale, che ancora non è in sacris, maritandosi, non lasciare, in mancamento di maschi del granduca, passar il ducato nelli figlioli del terzo fratello. F., per tornare alli parentadi, ha il granduca molt’altre aderenze con grandi d’Italia, essendo, pur per la medesima via, cognato del duca di Mantova e parente di casa Sforza e di altre; in modo che, se i parentadi facessero l’aderenze, n’averebbe anco questo prencipe la parte sua, e, se cosí imitará li vestigi di suoi