Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte I, 1916 – BEIC 1905987.djvu/87

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che bisogna in tali casi, non satisfaceva molto a quei cittadini. Appresso, il dominio assoluto, che usavano il reverendissimo Cortona e il magnifico Ippolito, e scopertamente, dispiaceva molto alla cittá, perché, come è detto, tutte le consultazioni se facevano in casa de’ Medici, tutto s’operava per loro, ed il magnifico Ippolito precedeva ad ognuno e se le cavava da ognuno il capuccio ed era come signore. Praeterea Sua Santitá avea acquistato odio con li suoi amici, imperoché la cercava di comunicar parte degli offici con quegli anco che non erano suoi amici e faceva che le gravezze andassero con ogni poter suo eguali, di modo che gli amici de’ Medici, i quali aveano chi speso la facultá, chi andato in esilio e chi morto padre e chi fratelli per causa loro, non potevano supportare che s’allargassero le distribuzioni degli offici anco alli nemici de’ Medici, perché tanto meno toccava a loro, né che pagassero le gravezze come li nemici. E alcuni di palleschi s’hanno doluto meco per tal causa, dicendo che Lorenzo de’ Medici soleva dire: — Agli amici li offici, a’ nemici le gravezze. — E per tal causa li nemici naturali non sono però fatti amici e gli amici sono restati malcontenti e deventati nemici. E, se alla mutazione dello Stato fosse sta’ fatta qualche demostrazione di ametter al guberno di quelli che erano sta’ adoperati nel guberno de’ Medici, del li quali in quella mutazione il forzo si scopersero in favor della cittá contra Medici, quel guberno saria talmente firmato, che non saria rimedio di parlar piú de’ Medici, perché quelli, che erano restati costanti alle voglie de’ Medici, erano rarissimi e pochissimi. Ma, avendo il Consiglio grande trattati tutti li palleschi da rebelli e suspetti, e quelli che erano perseverati in quella fazione ed anco quelli ch’erano nemici e se scoperseno contra loro Medici nella mutazione del Stato, e poi essendo mal veduti appresso e mal trattati, sono restati desperati e convengono per forza esser palleschi. Poi, essendo gli altri, che restano, discordi fra loro, cioè divisi fra piagnoni e rabbiati, di qua procede che le cose del papa restano in qualche favore, parendo pure che tra li piagnoni e palleschi vi sia qualche convenienza. Poi il populo minuto è tutto pallesco e serba ancora la Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato- ili. 6