Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/11

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lei amasse molto il patriarca e che li cardinali per ordinario non fossero solili cosi facilmente opponersi a’ negozi concer nenti la giurisdizione ecclesiastica. E poi disse con molta asse- veranza: che quello, che mi disse giá, era verissimo e che me ne aveva parlato con fondamento; che il papa e chi fece la pro- posta di donar il feudo contenzioso a Sua Santitá si mossero, tenendo per certo Vostra Serenitá non se ne contentasse, e che, quando la vi assenti, per liberarsi da quel travaglio, l’ha veduto quello che n’è successo. E continuò poi: che pia- cesse a Dio che la cosa fusse terminata, sia per qualsivoglia mano, che ne sentirebbe sommo contento: ma che certo le dolse assai che potesse cascar in opinione d’alcuno ch’ella avesse voluto ingannar Vostra Serenitá, con prometterle di fa- vorir la parte sua, e poi favorir il patriarca. Al che avendo io risposto e replicato, si come scrissi, Sua Altezza, mettendosi la mano al petto, mi disse ed affirmò che, misurando l’animo della Serenitá Vostra dal suo, ne restava anco di ciò satisfat- tissima, si come la restava dell’officio fatto in Spagna perché non fosse dato luoco in cappella al suo ambasciatore; se ben non si poteva negare che detto officio non fosse stato fatto, non solo col re, ma anco con piú d’un ministro principal della corte, poiché Sua Altezza lo aveva risaputo da’ medesimi gentiluomini delli ambasciatori che s’erano ritrovati presenti: ma che però, per ragione e per l’attestazione che feci io, te- neva per certo che non fosse stato fatto per ordine né con saputa della Serenitá Vostra, conoscendo massimamente che in ciò si trattava d’alcun suo minimo interesse, non avendo ella avuto né volendo aver mai con lei alcuna sorte di competenza. Onde conveniva credere che esso officio fosse stato per sugge- stione d’alcun altro ambasciatore, che si trovava a quella corte, accennando di quello di Ferrara; e perciò replicò piú volte, che teneva per certo che Vostra Serenitá di detto officio non ne avesse avuta alcuna parte. In modo che di tutti li sopra- detti disgusti, che pareva che tanto avessero alterato Tanimo di Sua Altezza, la se ne mostrò finalmente, per quello che tocca a questa serenissima republica, compitamente quieta e sodisfatta,