Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/16

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mie de’ 24 del passato, Sua Altezza tornò a dire che, volendo ella abbondantemente attender a quanto mi aveva promesso, mi aveva voluto far quella poca scusa, accioché in niun caso si potesse dir che ella avesse mancato della sua parola. Per sigillo e confirmazione della quale, dissi io che non bastava dar simplicemente il detto ordine; perché, avendosi da far con persone, che fanno professione di corsari, sapevo che ben spesso la ingordigia delle prede li faceva alterar le commis- sioni, interpretandole in quel senso che tornava loro piú utile: però che la pregavo strettamente a lassarsi intender con loro cosi vivamente ed efficacemente, che avessero causa di obediie indubitatamente questa sua volontá. La qual con molto affetto mi affirmò che lo farebbe in modo che Vostra Serenitá ne re- sterebbe satisfatta. E mi disse apresso che aveva di piú com- messo a detti suoi ministri che non dovessero entrar in golfo, se ben sapeva certo che averebbono in esso potuti far impor- tantissimi bottini; e questo per solo rispetto della Serenitá Vo- stra. E, circa il rispettar le navi di Vostra Serenitá, mi disse Sua Altezza che sarebbe pur bene che si sapesse quali sono veneziane, e che con qualche distinzione o contrasegno si co- noscessero, accioché per l’avvenire non potesse seguire alcun inconveniente; perché, se si dovesse creder alla simplice parola de’ patroni o de’ scrivani,’potrebbono anco li vasselli turche- schi fingersi veneziani. Quanto poi alle robbe della nave Gaiana, si dimostrò Sua Altezza risolutissima e, posso dir, ostinata di non volerle re- stituire, se specialmente non le erano recercate in dono; di- scorrendo che, poiché si è tanto altercato se essa nave è ve- neziana o non, e che ciò è pervenuto alle orecchie del mondo, e particolarmente di Roma (di dove veramente sono stati fatti molti mali uffici), non può Sua Altezza in altra maniera salvar l’onore suo e la sua riputazione. E, si come nel resto replico quello che piú volte aveva detto a me e alla granduchessa, della sua ottima disposizion d’animo verso la Serenitá Vostra, con parole veramente piene d’affetto e di reverenzia verso di lei ; cosi in questo mi disse che la pregava ad accettar in bene.