Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/35

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Intorno le qual cose ho voluto reverentemente rapresentar a Vostra Serenitá tutti quegli particolari, con quella fede e sinceritá che io debbo, accioché dell’animo e volontá di quel prencipe verso di lei la ne possa piú maturamente far quel giudicio che parerá alla sua somma prudenzia e sapienzia. Supplicandola umi- lissimamente per fine di questo mio reverente ragionamento che, colla naturai sua benignitá, la voglia escusar la mia debolezza, se in questi negozi non la ho potuta servire meglio né con maggior sua satisfazione, perché posso giurarle, come faccio, per quella fede che le debbo, che in essi vi ho posto ogni mio spirito ed ogni mia industria, come aponto se si fosse trattato di salvar la propria anima mia; si come ho fatto in tanti altri im- portanti carichi, che ho avuto dalla sua benigna grazia, e come farò per l’avenire in quegli altri che le piacesse di darmi: nelli quali so certo che potrá esser desiderata in me maggior suf- ficienzia, ma non giá maggior fede, né maggior prontezza, né piú ardente volontá di ben servirla, eziandio, se fusse bisogno, colla effusione del proprio sangue. Di Vostra Serenitá umilissimo e devotissimo servo Alvise Buonrizzo.