Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/72

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dall’oppressione delli potenti; e, avendo tirato dal canto suo alcuni cittadini e nobili e fatti dipendenti suoi, procurarono di restringere la forma del governo in poche persone, che avessero facoltá di maneggiare ogni cosa. A che assentiva il popolo, per la fede che aveva in questi capi e per l’autoritá che i capi avevano sopra il popolo; e, se bene la parte contraria era un aggregato di cittadini piú ricchi e piú grandi, nondimeno per la loro discordia, causata dal desiderio che ognuno aveva d’essere superiore agli altri, si facevano piú deboli, e sempre la parte de’ Medici per l’unione prevaleva. Tanto che, conservan- dosi, anzi crescendo, in riputazione ed in grandezza, sbattendo e deprimendo li suoi avversari col favor del popolo, aiutati alle volte dai pontefici e fatti piú non solo rispettabili, ma formidabili, per li pontefici dell’istcssa famiglia, fu, al tempo di papa Cle- mente settimo, creato Alessandro de’ Medici duca e capo della republica. E. per stabilire piú sicuramente le cose sue, fu an- nullato il supremo magistrato, che si chiamava dei «signori», e, per lasciare qualche ombra di governo libero, furono creati qua- rantotto cittadini, che a vita esercitassero il carico loro, il qual era di trattare tutte le cose gravi ed importanti, e d’essi si eleg- gessero, di tre mesi, quattro cittadini, che assistessero come consiglieri al principe e con lui avessero l’autoritá suprema nel dominio. Questi oggidí ancora si creano, ma sono eletti dal granduca, né hanno altra potestá che quella che Sua Al- tezza vuole conceder loro. Onde, essendo ad Alessandro successo Cosmo ed avendo trovato le cose del governo ben ordinate e ben fondate per consolidare un gran principato, parte con la prudenza, parte con l’arme, parte con la fortuna, ebbe commo- ditá d’assicurarsi e di levar via quelli che a quello Stato erano contrari ed a se medesimo nemici, i quali tutti con somma felicitá potè debellare, ed accrescere la buona disposizione del popolo verso di se stesso. 11 che non gli fu difficile, avendo avuto riguardo alli desidèri che suole avere un popolo diven- tato servo, che prima era libero, quali sono di amare due cose: l’una, di vendicarsi contro quelli che sono stati causa ovvero che hanno dato occasione alla servitú; l’altra, di ricuperare