Pagina:Venezia – Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Vol. III, Parte II, 1916 – BEIC 1906568.djvu/8

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col mezo del cavaliere Vinta, suo principal secretano, le feci saper l’arrivo mio; il qual, ritornato il giorno seguente, che fu il lunedi, mi disse che per il mercore prossimo Sua Altezza m’aveva deputata l’udienza e che esso cavaliere aveva avuto ordine d’accompagnarmi alla corte, insieme con diversi altri onoratissimi gentiluomini, si come certo fecero con molta cor- tesia e con molto onore. Poco dopoi fui visitato anco con molta amorevolezza da un altro gentiluomo, mandato a posta dalle Loro Altezze per presentarmi alcuni rinfrescamenti e frutti, li quali egli accompagnò in nome loro con cosi onorate parole e cortesi offerte, che piú non s’averebbe potuto fare ad ogni gran personaggio. Onde mi par d’esser ora in obligo di farlo rive- rentemente sapere alla Serenitá Vostra, accioché la resti infor- mata del gran conto, che è tenuto di lei dalle Loro Altezze: dalle quali posso e debbo affirmarle, con ogni veritá, che son stato ricevuto, accarezzato e onorato cosi estraordinariamente, per solo rispetto di lei, che non averei potuto o saputo che piú desiderare; avendo esse voluto, con accarezzar e onorar me, dimostrar la gran riverenza e ossequio, che pubicamente attestano di portar a questa serenissima ed eccellentissima re- publica. Lascerò ora, serenissimo Prencipe, per manco tediar la Se- renitá Vostra, di repeter tutti li particolari delle trattazioni che ho passate col granduca in quella prima udienza e nell’altre ancora, ch’io ebbi dapoi, rimettendomi in ciò a quanto le ho scritto di tempo in tempo con mie lettere; ma anderò ritoc- cando solamente li capi delle cose, per poterle dir con piú or- dine, intorno ciascheduna d’esse, quel poco che ora m’occorre di rappresentarle. Nelli tre giorni di tempo, ch’io ebbi, prima che avessi l’udienza, avendo procurato di sottrar alcuna cosa intorno quello che avevo da negoziar, mi fu fatto saper da buon luoco che veramente il granduca aveva assai alterato l’animo per li disgusti, che reputava aver avuto da Vostra Serenitá, cioè per li avvisi e avvertimenti importanti che Sua Altezza le fece communicar e che non furono, come ella disse, né