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Papa Sisto 113

di Scaricalasino, dopo che suo marito era andato in galera per le legnate di quella notte — lei a tentarlo fino in chiesa, e occhiate di fuoco, e imbasciate con questa e con quella. Una sera poi l’appostò al cancello del podere, che tornava tardi dalla cerca e non passava un cane, e lo strinse proprio colle spalle al muro: — Dopo averla messa in quello stato — nè vedova nè maritata! — E tutto quello che aveva fatto per lui! — Le legnate che s’era prese! — Sissignore! Eccole qua! — Quasi quasi si spogliava lì dov’era, dietro la siepe. La siepe fitta, l’ora tarda, sulla strada che non passava un cane... San Francesco glorioso, se Vito Scardo tenne duro come Giuseppe Ebreo, fu tutto merito vostro. — Sorella mia — rispose lui — sorella mia, in galera si va e si viene, ma se mi scacciano dal convento cosa fo, ditelo voi?

E lo disse anche al Padre Guardiano, a titolo di confessione — la carne — il demonio. — La sai più lunga di lui! — pensò il guardiano. Ma dovette chinare il capo anche stavolta, toglierlo dalla cerca e metterlo ai servizi interni del convento. Vito, contentone, badava a far la sua strada. Un colpo al cerchio, un colpo alla botte, barcamenandosi fra que-