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Le marionette parlanti 37

girava contegnosa col piattello fra la folla. Pazienza! il mestiere voleva così. Oggi qua, domani lontani delle miglia. — Dove ti rivedranno poi gli sciocchi che si lasciano spillare i soldi per la tua bella faccia? — In compenso si mangiava e beveva allegramente, e lui andava a letto ubbriaco, sinchè il diavolo ci mise la coda....

La Violante si ubbriacava pure agli applausi e alle esclamazioni salate del pubblico, sicchè scorciava sempre più il sottanino, e rischiava di rompersi l’osso del collo nel fare il capitombolo. Per disgrazia s’accorse nello stesso tempo che bisognava slargare di giorno in giorno la cintura, e che le dolevano le reni nel fare le forze. Già quei baffetti gliel’avevano detto a Martino, che non l’avrebbe passata liscia. Sicchè le rinfacciava che quando sarebbe divenuta grossa come il tamburone, il pubblico li avrebbe lasciati in piazza tutt’e due a grattarsi la pancia. Per giunta poi aveva dei sospetti su di un Tizio che correva dietro alla Violante, da un paese all’altro, e tirava a farlo becco.

Ne aveva avuti tanti la bella figliuola degli spasimanti che ustolavano dietro il suo gonnellino corto: militari, bei giovani, signori che avrebbero speso