Pagina:Verga - Don Candeloro e C., 1894.djvu/60

Da Wikisource.
52 Don Candeloro e C.i


E passava e ripassava sotto il balcone, succhiando il virginia, a capo chino, rosso come un pomodoro, lanciando poi da lontano occhiate incendiarie.

Il signor Olinto, che l’incontrava spesso, gli disse infine:

— Voglio presentarti alla mia signora. Così ti affiaterai pure con Jolanda.

Il tu glielo aveva scoccato a bruciapelo, fin dal primo giorno. Ma quel tratto d’amicizia commosse davvero don Gaetanino. Trovarono la signorina Rosmunda che stava leggendo accanto al lume posato su di un cassone, colla fronte nella mano, la bella mano delicata e bianca che sembrava diafana. Aveva i capelli nerissimi raccolti e fermati in cima al capo da un pettine di tartaruga, un casacchino bianco e un cerchietto d’argento, dal quale pendeva una medaglina, al polso. Da prima alzò il capo arrossendo e fece un bell’inchino al figliuolo del sindaco. Gli occhioni scuri e misteriosi sotto le folte sopracciglia lasciarono filare uno sguardo lungo che gli cavò l’anima, a lui! Ma in quella comparve la mamma infagottata in una vecchia pelliccia, coll’aria malaticcia, un fuoco d’artificio di ricciolini inanellati sulla fronte, e le mani, nere di carbone, nei mezzi guanti.