Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/220

Da Wikisource.

— 216 —

l’x dell’amore, le rendeva l’orizzonte più uggioso delle grigie nubi d’inverno. Il marchese Alberti avea perduto il suo vecchio Toni, ed avea per cameriere un giovanotto. Qualche tempo dopo s’accorse che era anche un bel giovanotto, scoprendo che gli faceva l’onore di essergli rivale fortunato. Allorchè ne ebbe le prove incontestabili, chiamò la Selene e le disse:

— Di’ un po’, ti piace il Cesare? Non starmi ad arrossire, bambina! qui non siamo sul teatro. — È un bell’uomo, me ne sono accorto, e non ti do torto, no, in parola d’onore.... fosse biondo come me.... tanto tanto!... potrei forse avere il diritto d’essere geloso.... — Ma che diavolo! avresti dovuta prevenirmi; potevo correre il rischio di prendere a calci il mio rivale. Vuoi sposarlo? di’? Non mi far la grulla. Non sono in collera, ti dico, ma capisci che non posso far le spese del mio rivale, ne lasciarti sulla strada. Ti do in dote quel che avevo promesso di darti in cambio del tuo amor fido, ma ti condanno a sposarlo — e perdonami se mi troverai severo.


Dopo questa tirata partì per un lungo viaggio, recando seco le sue malsane abitudini, ed i germi funesti di uno scetticismo che, in mezzo a gente la quale si occupava di lui soltanto per vendergli dei piaceri, lontano dai luoghi cari per memorie, non poteva far altro che peggiorare. Invecchiò precocemente, correndo pel mondo come l’Ebreo Errante, di non so quale inquietudine fatale che l’incalzava sempre dappertutto non ve-