Pagina:Verga - Eros, 1884.djvu/269

Da Wikisource.

— 265 —


Ei guardava stupefatto quella formidabile bellezza, fremente di corruccio e di civetteria dispettosa — di cui le braccia nude spiccavano a loro insaputa sul bruno velluto della poltrona.

— Cosa credete che possa fare una donna in tali condizioni?

Alberto chinò gli occhi dinanzi a quegli occhi sfolgoranti.

— Per fortuna che sono una donna di spirito — avete detto — e anche voi.... e non ho bisogno di domandarvi se siete certo che il vostro amor proprio non v’abbia giocato un brutto tiro. — Addio, signore; giacchè volete il mio perdono, ve lo do con tutt’e due le mani. Non dite nulla a vostra moglie. Che cosa penserebbe se sapesse che sono stata qui, proprio qui, dopo la mezzanotte, io, la vostra antica amante?.... poichè ci siamo amati, non è così? — Ma davvero! — avrebbe torto — davvero!

S’era rizzata in tutta la bellezza della sua elegante persona, ironica, provocante, motteggevole colle spalle marmoree, il seno superbo, la veste sinuosa, come cosa animata anch’essa e seduttrice, e stava per andarsene. — Ei, che non avea detto più una parola, le prese con impeto una mano, poi l’altra. Ella, afferrata da quella stretta, gittò indietro tutta la sua persona fremente.


La principessa aprì l’uscio con un colpo secco e nervoso; gettò ad Alberto una stretta di mano senza voltarsi ed attraversò il salotto rapidamente. Alberto,