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vanti, e due magnifici castagni che le facevano ombra.
Sotto uno di quegli alberi c’era una poltrona colla spalliera appoggiata al tronco; un mucchio di guanciali le dava l’aspetto doloroso che hanno le poltrone degli infermi. Vidi una scarna e pallida figura quasi sepolta fra quei guanciali, e accanto alla poltrona un’altra figura canuta e veneranda — la madre accanto al figliuolo che moriva.
Corsi a lui con una commozione che non sapevo padroneggiare. Com’egli mi vide, mi sorrise di quel riso così dolce degli infermi, e fece un movimento per levarsi.
Si vedeva diggià il cadavere; il naso affilato, le labbra sottili e pallide, l’occhio incavernato.
Lo tenni stretto fra le mie braccia, ed egli mi baciò più volte; quel bacio era