Pagina:Verga - Il marito di Elena.djvu/106

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dolce e triste. Delle altre volte ella esclamava:

— Se fossi un uomo, vorrei andare a caccia anch’io!... Dev’essere una bella cosa!... una cosa in cui ci si sente vivere!

I vicini avevano progettato una cavalcata sugli asini che per Elena fu un vero avvenimento. Era una bella sera fresca e profumata. Ogni siepe, ogni macchia di capperi, ogni sterpolino di rovo era in festa, coi suoi fiori, colle sue bacche, coi suoi ciuffetti ondeggianti, col ronzìo degli insetti, col trillare dei grilli, col cinguettìo dei pettirossi che si annidavano, col gracidar delle rane che saliva dalla pianura, stesa come un mare, laggiù, sino alle montagne color di cielo. Tutte quelle cose che lasciano germi misteriosi nella testa o nel cuore. Di tanto in tanto la brezza recava il suono delle campane dal paesetto in festa, dorato dal sole, scintillante da tutte le sue finestre. Elena chiamava suo marito che cavalcava un po’ avanti, col pretesto di farsi accorciare la staffa, ma in realtà per vedersi china sul ginocchio