Pagina:Verga - Il marito di Elena.djvu/191

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sto supplichevole più che colla voce e colle parole. Erano ripieghi meschini, sotterfugi volgari coi quali bisognava ingannare la spietata curiosità della serva, o la vaga inquietudine di Elena. Ma almeno si lusingava che ella non sapesse nulla, non fosse consapevole delle umiliazioni che gli toccava subire. Esciva per procurarsi cinquanta lire con un lavoro che gli davano a fare di seconda mano. E tornava di corsa, col denaro in tasca, acchiappato dopo due ore di corsa, di sollecitazioni, di raggiri, inquieto, spiando le finestre da lontano, tremando di incontrare qualcuno per le scale. Gli toccava scongiurare umilmente le minacele del beccaio e del fornaio, che l’aspettavano sulla scala di marmo, entravano dietro a lui nell’anticamera, lo seguivano scamiciati colla pipa in mano sino allo studio. Egli doveva tirarli ad uno ad uno nel vano di una finestra, abbassando il viso e la voce perchè nessun altri udisse, e sopratutto l’Elena, posando la mano sulla manica delle loro camicie sudicie per ammansarli, accompagnan-