Pagina:Verga - Il marito di Elena.djvu/263

Da Wikisource.

— 253 —

quel cappone dalle penne di fagiano. Leggevano insieme Muset ed Heine, contraffacendo il ghigno satanico. Egli s’era spinto sino a tollerare Stecchetti per parlarle delle carni bianche, dei baci dietro la veletta.

Ella rimaneva assorta, sprofondata nella gran poltrona di velluto nero, col libro sulle ginocchia, le labbra scolorite, gli occhi vaghi ed erranti in cerca delle larve che creava ella stessa. La bambinaia le irritava continuamente i nervi, una volta al giorno, cogli strilli della Barberina, strilli che la mamma non poteva soffrire. — Mio Dio! mio Dio! Son queste le gioie della maternità! — E si metteva la testa fra le palme, disperata, con un arsenale di boccettine e di sali a portata di mano.

Di tanto in tanto donn’Anna, ansante dall’adipe, saliva la scala di marmo, e veniva a sfogarsi colla figliuola, regalandole anch’essa il racconto di suoi guai, — don Liborio che correva dietro le donne, Roberto che non otteneva più l’avanzamento, Camilla che non si