Pagina:Verga - Novelle, 1887.djvu/132

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riso e ripetè: — Addio! — Non dimenticherò mai più quella voce e quell’accento!

Non la vidi più. Rimasi a digerire il mio dispetto e il cicaleccio della mia compagna. Sognai tutta la notte, senza chiudere gli occhi, quel viso che non conoscevo; sentivami in cuore un solco luminoso lasciatovi da quello sguardo; l’impossibilità di rintracciarla dava all’apparizione di quella sconosciuta un prestigio di cosa straordinaria; nel sorriso di lei io poteva immaginare un poema d’amore, che riceveva tutto l’interesse dall’essere troncato sul fiore e per sempre. Per sempre! non è la parola che scuote maggiormente l’animo umano? Io prolungai quel sogno per tutto il giorno. Sembravami che ci fosse qualche cosa di nuovo in me, e che avessi ricevuto il sacramento di una perdita immensa. Quando la mia immaginazione si stancò di vagare nelle azzurre immensità dell’ignoto, per una