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del castello di trezza 169

midità del fondo, e i licheni rachitici che l’autunno imporporava. Il sorriso era sparito dal viso della signora spensierata, e volgendosi al marito, timida, carezzevole, imbarazzata:

— Vieni? gli disse.

— Bada, rispose il signor Giordano col suo ironico sorriso; ci vedrai le ossa di quel bel cavaliere, e farai brutti sogni stanotte.

Ella non rispose, non si mosse, stava chinata sulla buca; appoggiandosi ai sassi che la circondavano; infine, con voce sorda:

— In fatti... c’è qualcosa di bianco, laggiù in fondo....

E senza attendere risposta:

— Se quest’uomo è caduto qui, ha dovuto afferrarsi per istinto a quella punta di scoglio... vedete? si direbbe che c’è ancora del sangue.

Suo marito vi buttò il sigaro spento, e volse le spalle; ella rabbrividì, come se