Pagina:Verga - Novelle, 1887.djvu/27

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nedda 17

quale, essendo prossima a divenir madre, non potesse compiere le sue dieci ore di fatica.

Prima di giorno le più mattiniere erano uscite per vedere che tempo facesse, e l’uscio che sbatteva ad ogni momento sugli stipiti, spingeva turbini di pioggia e di vento freddissimo su quelli che intirizziti dormivano ancora. Ai primi albori il castaldo era venuto a spalancare l’uscio, per svegliare i pigri, giacchè non è giusto defraudare il padrone di un minuto della giornata lunga dieci ore, che gli paga il suo bravo tari, e qualche volta anche tre carlini (sessantacinque centesimi!) oltre la minestra.

Piove! era la parola uggiosa che correva su tutte le bocche, con accento di malumore. La Nedda, appoggiata all’uscio, guardava tristemente i grossi nuvoloni color di piombo che gettavano su di lei le livide tinte del crepuscolo. La giornata era fredda e nebbiosa; le foglie avvizzite si