Pagina:Verga - Novelle, 1887.djvu/29

Da Wikisource.

nedda 19


— E il danno che avrà il padrone delle olive che andranno a male, e di quelle che si perderanno fra la mota?

— È vero! disse un’altra.

— Ma pròvati ad andare a raccogliere una sola di quelle ulive che andranno perdute fra mezz'ora, per accompagnarla al tuo pane asciutto, e vedrai quel che ti darà di giunta il fattore.

— È giusto, perché le ulive non sono nostre!

— Ma non sono nemmeno della terra che se le mangia!

— La terra è del padrone to’! replicò Nedda trionfante di logica, con certi occhi espressivi.

— È vero anche questo; rispose un’altra la quale non sapeva che rispondere.

— Quanto a me preferirei che continuasse a piovere tutto il giorno piuttosto che stare una mezza giornata carponi in mezzo al fango, con questo tempaccio, per tre o quattro soldi.