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Narcisa, come per nascondergli quel triste spettacolo inebbriandolo fra le sue carezze, lo attirò fra le sue braccia, baciandolo del suo bacio languido e divorante nella sua molle seduzione; e posò il suo viso sul volto di lui, mischiando i ricci dei suoi capelli ai suoi...
— Che hai, Narcisa? — le gridò Pietro spaventato dal freddo sudore di cui gli inumidiva il volto il contatto di lei.
— Oh, nulla!... È la felicità!... è la gioia suprema che provo... che sembra farmi svenire... Oh! come son felice!... Dio mio! come son felice!...
Mentre quella testolina ricciuta si posava sulla sua, Pietro la sentì farsi più pesante sulla sua spalla.
— Narcisa!...
— Oh, qual felicità, Pietro!... Mi pare di aver sonno... di dover sognare questi squisiti diletti... Avevo tanto sofferto!... Adagiami sul canapè... e suonami qualche cosa sul pianoforte... Provo delle sfumature sì care... dei sogni incerti sì belli!... Oh, Pietro, se li provassi anche tu! Mi pare di dover godere di più con quei suoni tratti da te...