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98 | il maestro dei ragazzi. |
in punta di piedi a veder l’inferma, che riposava con una gran dolcezza sul viso, già lambito da ombre funebri. E come se la dolcezza di quell’istante di tregua gli si fosse comunicata, affranto dall’angoscia che aveva trascinato insieme ai suoi ragazzi da un capo all’altro della città, egli cadde a sedere sulla seggiola dietro la cortina, senza lasciare la mano di donna Mena, che la svincolò adagio adagio. La stanza era già oscura, con un senso di intimità misterioso e triste.
Ad un tratto la sorella svegliandosi lo chiamò, quasi lo sentisse là; e per la prima volta egli accendendo il lume si trovò imbarazzato dinanzi a lei insieme a un’altra donna.
Era stata una crisi terribile: la prima lotta colla morte che già abbrancava la preda. L’inferma, tornata in sè, guardava il lume, le pareti, il viso del fratello con certi occhi attoniti in cui c’era ancora come la visione di terrori arcani, e lo accarezzava col sorriso, col soffio della voce, colla mano tremante, in un ritorno