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artisti da strapazzo. 147

una buona donna. — Che diamine! Non voglio che la gente vada via a pancia vuota da casa mia. — Il maestro, che pensava al poi, le spingeva il piatto sotto il naso. Ma la poveretta non aveva più fame; si sentiva la gola come stretta dai singhiozzi; andava riponendo adagio adagio nella borsetta i guanti lavati, i fiori di carta, e le scarpette di raso; senza però potersi risolvere ad andarsene. Due ragazzacci, che parlavano forse di tutt’altro, si misero a sghignazzare. Allora essa salutò umilmente tutti, e s’avviò.

Sulla porta un cameriere in giubba stava spengendo i lumi, e staccava il cartellone del Concerto, canticchiando: — Gran successo del giorno! —

Per la via buia e deserta da stringere il cuore, correvano le prime raffiche d’autunno. Il maestro, mosso a compassione, le era corso dietro.

— Vuol essere accompagnata a casa?... Senza complimenti.