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166 artisti da strapazzo.

la chioma inanellata, componendo la faccetta incartapecorita a un risolino seduttore. Tutti quanti però, a ogni pezzo nuovo, quando Gennaroni atteggiava il viso a una boccaccia di disgusto, facevano coro per sdebitarsi coll’amico, battendo in terra coi tacchi e coi bastoni, vociando basta! basta! mettendosi a sghignazzare. Il baritono infine, vedendo che il maestro non osava prendere le sue parti, quasi fosse inchiodato al pianoforte, andò a salutare la padrona del caffè, colla scappellata alta, tutto gentilezze, mentre essa cambiava i gettoni e teneva d’occhio i garzoni che uscivano dalla cucina. In quella entrò il donnone del maestro, più accesa in viso che mai. Aveva udito il baccano dalla strada, mentre veniva a prendere Bebè.

— No, no, lui non ci ha colpa, — le dicevano gli amici.

Gennaroni, che tornava dal banco fuori di sè, aggiunse ch’era proprio un bebè, un pulcino bagnato, uno che non era capace di dire