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226 | .... e chi vive si dà pace |
insieme. Alle volte un fossatello con due filari d’olmi, o un muraglione nerastro che rompeva il verde. Oppure una cascina coi panni stesi al sole, una vecchierella che filava, un sentieruolo come quello per cui era disceso dai suoi monti, col fagottino sulle spalle larghe e robuste che lo avevano fatto prendere artigliere. Poscia la via bianca e polverosa, rotta, sfondata dal passaggio della truppa, formicolante di uniformi; e di tanto in tanto uno squillo di tromba, che sonava alto nel brusío.
Di qua del fiume una gran folla: soldati di tutte le armi, un luccichío, tende di cantiniere che sventolavano, e cavalli che nitrivano; delle canzoni dolci e malinconiche, in tutti i dialetti, come un’eco lontana del paese, in mezzo alle risate e al rullo dei tamburi: — «Morettina di la stacioni, mi rincresse di lasciarti!...» — Sull’altra sponda la campagna calma e silenziosa, coi casolari tranquilli affacciati nel verde delle colline, e sulla linea scura che traversava il fiume luccicante qua e là, l’ondeg-