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90 | il maestro dei ragazzi. |
la vide, Angelo la trovò così afflitta, così chiusa nel suo dolore, che ne indovinò il motivo. Sull’uscio del cortiletto, cogli occhi rivolti a quello spicchio di cielo e una lagrima vera negli occhi, egli le disse addio, commosso dall’accento suo istesso. Il giorno dopo le scrisse una lettera tutta fremente da un rigo all’altro d’amore e di disperazione, la prima in cui le parlasse d’amore, per dirle che il suo era fatale e doveva immolarlo sull’altare dell’obbedienza filiale. «Siate felice! siate felice! lontana o vicina, in vita e in morte!...» Fu la sola «missiva» d’amore che ella ricevesse, e la custodì gelosamente fra i fiori secchi ch’ei le aveva donati, e i nastri scoloriti che portava il giorno in cui si erano incontrati per la prima volta.
Poi, stanca, aveva riversato sul fratello le sue illusioni giovanili, rifacendo per lui i castelli in aria in cui s’erano passati i sogni ardenti della sua vita claustrale, subendo, sotto