Pur poi che in fonte & in fornace d’Enna
Converso è ’l cor c’hor arde, hor plora, hor langue
Tanto che morte già rapirlo accenna.
Sforzata dal disio, con destra essangue
Temendo, ardendo, scrivo el mio tormento
Non con inchiostro, ma lagrime & sangue:
Con man giunte pregando che contento
Sia tu di legger questa infino al fine,
Poi come vuoi la dona a fiamma, o vento.
Che miei son prieghi, & non pungenti spine,
Scritti da quella che piu che se t’ama,
Pregando vinte son l’ire divine:
Et se pure el tuo cor stratiarmi brama,
Et ne miei danni ti costringe & tira,
Ira, odio, & sdegno che vendetta chiama.
Fin che la leggi almen sospendi l’ira,
Per ch’ogni prego & parole s’osserva
Di quei che son dannati a morte dira.
Non ne scacciar come fera proterva
Chi tanto t’ama, & con pietà m’accetta
Se per sposa non vuoi, almen per serva.
Che dove offender puoi è gran vendetta,
El perdonare, ch’a ogni humano eccesso
Non lascia sempre Giove ir sua saetta:
A piedi tuoi mi stendo, & io confesso
Essere in colpa, riguarda al Leone
Che non è crudo a l’huom ch’è genuflesso:
Habbi di me qualche compassione,
Pietà mi impetri l’infinito amore