Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/104

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per Hong-Kong.

Deposta la giovane donna in una camera della stazione, Gambalesta fu incaricato di andare a comprare per lei diversi oggetti di teletta, vesta, sciallo, pelliccie, ecc., quel che troverebbe. Il padrone gli apriva un credito illimitato.

Gambalesta andò subito e percorse tutte le vie della città. Allahabad, città di Dio, è una delle più venerate dell’India, essendo essa fabbricata al confluente di due fiumi sacri, il Gange e il Jumna, le cui acque attirano i pellegrini di tutta la penisola. Tutti sanno che, secondo le leggende del Ramayanà, il Gange ha la sua sorgente in cielo, da dove, grazie a Brahama, esso scende sulla terra.

Pur facendo le sue compere, Gambalesta ebbe presto visto la città in passato difesa da un forte magnifico, che è divenuto prigione di Stato. Non più commercio, non più industria in quella città, già industriale e commerciale. Gambalesta che cercava indarno un magazzino di novità come se fosse stato in Regent street, a pochi passi da Farmer e C., non trovò che presso un rivendugliolo, vecchio ebreo difficoltoso, gli oggetti di cui aveva bisogno: una veste di stoffa scozzese, un ampio mantello, e una magnifica pelliccia in pelli di lontre che non esitò a pagare settantacinque sterline (1875 franchi). Indi, tutto trionfante, ritornò alla stazione.

Mistress Auda incominciava a riaversi. Quell’influenza alla quale i preti di Pillaji l’avevano sottoposta, si dissipava a poco a poco, e i suoi begli occhi riacquistavano tutta la loro dolcezza indiana.

Allorchè il re-poeta Ussaf Uddol celebra le grazie della regina di Ahmehnagara, si esprime così:

«La sua lucente capigliatura, regolarmente divisa