Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/146

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dei tavolini di giunco intrecciato nella gran sala. Alcuni vuotavano pinte di birra inglese, ale o porter; altri, boccali di liquori alcoolici, gin o brandy; inoltre, quasi tutti fumavano lunghe pipe di creta rossa, cariche di pallottoline di oppio misto ad essenza di rose. Indi, di quando in quando, qualche snervato guizzava sotto la tavola, e i camerieri dello stabilimento, pe’ piedi e per la testa, lo portavano sul letto da campo vicino ad un confratello. Circa venti di questi ubbriachi erano così disposti l’uno accosto all’altro, all’ultimo grado d’abbrutimento.

Fix e Gambalesta s’avvidero di essere entrati in una tabagìa frequentata da quei miserabili, inebetiti, macilenti, idioti, cui la mercantile Inghilterra vende annualmente per duecentosessanta milioni di franchi di quella droga funesta che si chiama oppio! Tristi milioni cotesti, prelevati sopra uno dei più funesti vizi della natura umana.

Il governo cinese ha pur tentato di rimediare a tale abuso con leggi severe, ma indarno. Dalla classe ricca, cui l’uso dell’oppio era dapprima formalmente riservato, quest’uso scese sino alle classi inferiori, e il male non potè più essere arrestato.

Si fuma l’oppio dovunque e sempre nell’impero di Mezzo.

Uomini e donne si abbandonano a questa passione deplorabile, ed allorchè sono abituati a questa inalazione, non possono più astenersene, a meno di risentire orribili contrazioni di stomaco.

Un gran fumatore può fumare sino ad otto pipe al giorno, ma muore in cinque anni.

Ora, appunto in una delle numerose tabagìe di questo genere, che pullulano anco ad Hong-Kong, erano