Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/149

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colleghi!

Fix incominciava a non raccapezzarsi più.

«Dei colleghi! esclamò Gambalesta, dei membri del Reform-Club! Sappiate, signor Fix, che il mio padrone è un onest’uomo, e che, quando ha fatto una scommessa, gli è lealmente ch’ei pretende guadagnarla.

— Ma chi credete dunque ch’io sia? domandò Fix fissando il suo sguardo su Gambalesta.

— Oh bella! un agente dei membri del Reform-Club, che ha la missione di controllare l’itinerario del mio padrone, il che è singolarmente umiliante! Laonde, sebbene io abbia indovinato la vostra qualità, mi sono bene astenuto dal parlarne al signor Fogg.

— Non sa nulla? chiese vivamente Fix.

— Nulla, rispose Gambalesta, vuotando ancora una volta il suo bicchiere.»

Fix si passò una mano sulla fronte. Egli esitava prima di ripigliare la parola. Che doveva fare? L’errore di Gambalesta pareva sincero, ma rendeva il suo progetto più difficile. Era evidente che quel giovane parlava con assoluta buona fede, e che non era il complice del suo padrone, — cosa che Fix avrebbe potuto temere.

«Ebbene, disse tra sè, giacchè non è suo complice, egli mi aiuterà.»

Fix si decideva per la seconda volta. D’altra parte, egli non aveva più il tempo di aspettare. A qualunque costo bisognava fermare Fogg a Hong-Kong.

«Ascoltate, disse Fix con voce breve. Ascoltatemi bene. Io non sono quello che voi credete, cioè un agente dei membri del Reform-Club.

— Che! disse Gambalesta, guardandolo con aria furbesca.