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8 il giro del mondo


CAPITOLO II.

NEL QUALE GAMBALESTA È CONVINTO

D’AVER FINALMENTE TROVATO IL SUO IDEALE.

«Affè! disse in cuor suo Gambalesta, a tutta prima un po’ sbalordito, ho conosciuto presso la signora Tussaud dei fantocci non meno vivi del mio nuovo padrone!

I «fantocci» della signora Tussaud sono figure di cera, che tutti vanno a visitare a Londra, e alle quali non manca davvero che la parola.

Durante i pochi istanti del suo colloquio con Phileas Fogg, Gambalesta aveva rapidamente ma diligentemente esaminato il suo futuro padrone. Era un uomo sulla quarantina, di volto nobile e bello, denti magnifici, alto di busto, cui non guastava una leggera pinguedine, biondo di capelli e di favoriti, fronte piana senz’apparenza di rughe alle tempie, faccia piuttosto pallida che colorita, denti magnifici. Egli dimostrava possedere al più alto grado ciò che i fisionomisti chiamano «il riposo nell’azione,» facoltà comune a coloro che fanno più fatti che rumore. Calmo, flemmatico, occhio puro, palpebra immobile, era il tipo finito di quegl’inglesi di sangue freddo che s’incontrano di frequente nel Regno Unito, e di cui la loro compatriota Angelica Kauffmann ritrasse meravigliosamente col suo pennello l’attitudine un po’ accademica. Veduto nei diversi atti della sua esistenza, quel gentleman dava l’idea di un essere ben equilibrato in tutte le sue parti, giustamente ponderato, perfetto come un cronometro di