Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/166

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Fogg rispose semplicemente che vi faceva assegnamento. D’altra parte tutto l’equipaggio della goletta ci metteva molto zelo. Il premio allettava quella brava gente. Laonde non una scotta che non fosse coscienziosamente tesa! Non una vela che non fosse vigorosamente distesa! Non una guizzata che si potesse rimproverare al timoniere. Non si sarebbe manovrato più severamente in una regata del Royal-Yacht-Club.

La sera, il pilota aveva rilevato col loch un cammino percorso di duecentoventi miglia da Hong-Kong, e Phileas Fogg poteva sperare che, giungendo a Yokohama, egli non avrebbe nessun ritardo da inscrivere nel suo programma. Cosicchè, il primo contrattempo serio che egli avesse subìto dalla sua partenza da Londra non gli cagionerebbe probabilmente alcun pregiudizio.

Durante la notte, verso le prime ore del mattino, la Tankadera entrava francamente nello stretto di Fo-Kien, che separa la grande isola Formosa dalla costa cinese, e tagliava il tropico del Cancro. Il mare era scabrosissimo in quello stretto, pieno di remore formate dalla controcorrente. La goletta si affaticò molto. Le onde corte rompevano il suo cammino. Divenne difficilissimo di tenersi in piedi sul ponte.

Col far del giorno il vento rinfrescò di nuovo. C’era nel cielo l’apparenza di un colpo di vento. Del resto, il barometro annunciava un cangiamento prossimo nell’atmosfera; il suo cammino diurno era irregolare, ed il mercurio oscillava capricciosamente. Si vedeva altresì il mare sollevarsi verso il sud-est in lunghi cavalloni «che sentivano la tempesta.» Il giorno prima il sole era tramontato in una nebbia rossa, in mezzo agli scintillii fosforescenti dell’Oceano.

Il piloto osservò lungamente quel brutto aspetto del