Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/192

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in traccia del suo servo. Egli si rivolse, ma indarno, agli agenti consolari francesi e inglesi, e, dopo aver inutilmente percorso le strade di Yokohama, disperava già di rinvenire Gambalesta, quando il caso, o forse una specie di presentimento, lo fe’ entrare nel baraccone dell’onorevole Batulcar. Egli non avrebbe di certo riconosciuto il suo servo sotto quell’eccentrico arnese di araldo, ma questi, nella sua posizione supina, scorse il suo padrone nella galleria. Egli non potè frenare un movimento del suo naso. Da qui, rottura dell’equilibrio, e il resto.

Ecco quanto Gambalesta riseppe dalla bocca stessa di mistress Auda, che gli narrò allora com’era stato fatto il tragitto da Hong-Kong a Yokohama, in compagnia di un certo Fix, sulla goletta la Tankadera.

Al nome di Fix, Gambalesta non mosse ciglio. Egli pensava non esser ancora giunto il momento di dire al suo padrone ciò che era accaduto tra l’ispettore di polizia e lui. Laonde, nel racconto che Gambalesta fece delle sue avventure, egli si accusò e si scusò soltanto di essere stato sorpreso dall’ubbriachezza dell’oppio in una tabagìa di Yokohama.

Il signor Fogg ascoltò freddamente quella narrazione, senza rispondere; indi egli aprì al suo servo un credito sufficiente a che questi potesse procurarsi a bordo degli abiti convenienti. E infatti, prima che fosse trascorsa un’ora, l’onesto giovane, essendosi tagliato il naso e mozzato le ali, non aveva più nulla che ricordasse il settario del dio Tengù.

Il piroscafo che faceva il tragitto da Yokohama a San Francisco apparteneva alla Compagnia del Pacific Mail steam, e si chiamava General Grant. Era un ampio steamer a ruote, della portata di duemila cinquecento tonnellate, ben attrezzato e dotato