Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/195

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mezzi di locomozione, di percorrerne ventiseimila, delle quali aveva fatto circa diciassettemila e cinquecento, a quella data del 23 novembre. Ma ora la strada era diritta, e Fix non era più fra’ piedi ad accumularvi ostacoli!

Accadde altresì che, quel 25 novembre, Gambalesta provasse una gran gioia. I lettori ricordano che il nostro testardo erasi ostinato a mantenere l’ora di Londra al suo famoso oriuolo di famiglia, ritenendo false tutte le ore dei paesi ch’egli percorreva. Ora, quel giorno, quantunque non l’avesse mai posto nè innanzi nè indietro, il suo orologio si trovò d’accordo coi cronometri di bordo.

Se Gambalesta ne menò vanto è cosa facile a capire. Egli avrebbe voluto proprio sapere quello che Fix avrebbe potuto dire, se fosse stato presente.

«Quel briccone che mi spifferava tante fandonie sui meridiani, sul sole, sulla luna! ripeteva Gambalesta. Guardate mo’ che gente! Se si stesse ad ascoltarli, belli orologi si avrebbero allora! ero ben sicuro io che un giorno o l’altro il sole si deciderebbe a regolarsi sul mio orologio!...»

Gambalesta ignorava questo: che se il quadrante del suo orologio fosse stato diviso in ventiquattr’ore come gli orologi italiani, egli non avrebbe avuto motivo alcuno di vantarsi, perocchè le lancette del suo strumento, quando sarebbero state le nove del mattino a bordo, avrebbero indicato nove ore della sera, vale a dire la ventunesima ora dalla mezzanotte — differenza precisamente eguale a quella che esiste tra Londra e il centottantesimo parallelo.

Ma se Fix fosse stato capace di spiegare quest’effetto puramente fisico, Gambalesta, senza d