Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/197

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sorpresa, egli riconobbe Gambalesta sotto il suo vestito di giocoliere. Si nascose prestamente nel suo camerino, affine di cansare una spiegazione che poteva compromettere tutto, — e, mercè la quantità dei viaggiatori, egli sperava di non essere visto dal suo nemico, allorchè quel giorno appunto si trovò faccia a faccia con lui a prora della nave.

Gambalesta saltò alla gola di Fix senza altra spiegazione, e, con gran piacere di certi americani che scommessero immediatamente per lui, egli somministrò all’infelice ispettore una solenne grandinata di pugni, che dimostrò l’alta superiorità del pugillato francese sul pugillato inglese.

Quando Gambalesta ebbe finito, si sentì più calmo e sollevato. Fix si rialzò tutto ammaccato, e, guardando il suo avversario, gli disse freddamente:

«È finito?

— Sì, pel momento.

— Allora dobbiamo parlare insieme.

— Io con voi?...

— Nell’interesse del vostro padrone.»

Gambalesta, come soggiogato da quell’imperturbabilità, seguì l’ispettore di polizia, e entrambi si assisero a prora dello steamer.

«Voi mi avete picchiato, disse Fix. Bene. Me l’aspettava. Adesso ascoltatemi. Fin qui io sono stato l’avversario del signor Fogg, ora sono con lui.

— Finalmente! esclamò Gambalesta, voi lo credete un onest’uomo?

— No, rispose freddamente Fix, lo credo un briccone.... Zitto là! non vi movete e lasciatemi dire. Fintantochè il signor Fogg stette sui possedimenti inglesi, ebbi interesse a trattenerlo, aspettan