Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/42

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cui oggi la grande opera del signor Lesseps assicura un avvenire considerevole.

Di quei due uomini, uno era l’agente consolare del Regno-Unito, stabilito a Suez, il quale, — ad onta dei tristi pronostici del governo britannico e delle sinistre predizioni dell’ingegnere Stephenson, — vedeva ogni giorno navi inglesi attraversare quel canale, abbreviando così di metà l’antica strada dall’Inghilterra alle Indie pel Capo di Buona Speranza.

L’altro era un ometto magro, dalla fisonomia abbastanza intelligente, nervoso, che contraeva con notevole persistenza i suoi muscoli sopraccigliari. Tramezzo alle sue lunghe ciglia brillava un occhio pien di vita, ma di cui egli sapeva a volontà spegnere l’ardore. In quel momento, egli manifestava dell’impazienza, andando innanzi e indietro, non potendo star fermo un momento.

Quell’uomo si chiamava Fix, ed era uno di quei detectives o agenti di polizia inglesi, che erano stati mandati nei diversi porti, dopo il furto commesso alla Banca d’Inghilterra. Codesto Fix doveva sorvegliare con la massima cura tutti i viaggiatori che pigliavano la strada di Suez, e se uno di essi gli pareva sospetto, porglisi alle calcagna aspettando un mandato d’arresto.

Precisamente, già da due giorni, Fix aveva ricevuto dal direttore della polizia metropolitana i connotati del presunto autore del furto. Erano quelli del personaggio distinto e ben vestito, che era stato osservato nella sala dei pagamenti della Banca.

Il detective, evidentemente più che allettato dal grosso premio promesso in caso di buon esito, aspettava con