Pagina:Verne - Il giro del mondo in ottanta giorni, Milano, Treves, 1873.djvu/55

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ricco senza che si sapesse l’origine della sua ricchezza, che era un uomo impenetrabile, ecc. Ma in pari tempo Fix potè ritenere per certo che il signor Phileas Fogg non isbarcava a Suez, e che andava realmente a Bombay.

«È lontano Bombay? chiese Gambalesta.

— Sicuro che è lontano. Vi occorrono ancora una decina di giorni di mare.

— E dove mettete Bombay?

— Nell’India.

— In Asia?

— Naturalmente.

— Diamine! Gli è che vi dirò... c’è una cosa che mi turba... è il mio becco!

— Che becco?

— Il mio becco a gas che dimenticai di spegnere e che arde per conto mio. Ora, ho calcolato che mi costerebbe due scellini ogni ventiquattr’ore, giusto sei pence più di quanto guadagno, e capirete che per poco che il viaggio si prolunghi....

Fix compres’egli l’affare del gas? È poco probabile; egli non ascoltava più e prendeva una decisione. Il Francese e lui erano giunti al bazar. Fix lasciò che il suo compagno vi facesse le sue compere, gli raccomandò di non mancare alla partenza del Mongolia, e ritornò in fretta e furia agli uffici dell’agente consolare.

Fix, ora che la sua convinzione erasi assodata, aveva riacquistato tutto il suo sangue freddo.

«Signore, diss’egli al console, non mi rimane il menomo dubbio, ho in mano il mio uomo. Egli si fa credere un eccentrico che vuol fare il giro del mondo in ottanta giorni.