Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/216

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— Senza dubbio, rispose l’ingegnere, ma certi inverni sono freddi in Ispagna, neve e ghiaccio non vi manca, e l’isola Lincoln può essere posta a dura prova. Peraltro è un’isola, e come tale spero che la temperatura vi sarà più moderata.

— E perchè, signor Cyrus? domandò Harbert.

— Perchè il mare può essere considerato come un immenso serbatojo ove si accumulano i calori d’estate, che restituisce una volta giunto l’inverno; ciò assicura alle regioni vicine agli oceani una temperatura media, meno elevata d’estate e meno bassa all’inverno.

— La vedremo, disse Pencroff; io non voglio inquietarmi del freddo che farà o non farà. Certo è che i giorni sono già corti e le serate lunghe. Se trattassimo un po’ la quistione dell’illuminazione...?

— Nulla di più facile, disse Cyrus Smith.

— A trattare?

— A risolvere.

— E quando cominceremo?

— Domani, allestendo una caccia alle foche.

— Per fabbricare delle candele?

— Sì certo, delle steariche.

Tale era infatti il progetto dell’ingegnere; progetto facile a porre in atto, poichè egli aveva calce ed acido solforico, e gli anfibî dell’isola gli fornivano il grasso necessario per la fabbricazione.

Si era giunti al 4 giugno, e vi fu accordo unanime per osservare questa festa.

Venne interrotto ogni lavoro, e si levarono al Cielo molte preghiere; preghiere che oramai erano azioni di grazie. I coloni dell’isola Lincoln non eran più i miserabili naufraghi gettati sull’isolotto. Essi più non dimandavano, ringraziavano.

Il domani, 5 giugno, con un tempo molto incerto, si partì per l’isolotto. Bisognò ancora approfittare della marea bassa per guadare il canale; perciò fu convenuto di fabbricare alla meglio un canotto, che