Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/320

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dichiarò che era un orangotano, e si sa che il giovinetto se ne intendeva di zoologia!

— Che magnifico animale! esclamò Nab.

— Magnifico quanto vuoi, rispose Pencroff, ma io non vedo ancora in che modo potremo entrare in casa nostra.

— Harbert è buon tiratore, disse il reporter, ed il suo arco è là! ch’egli ricominci...

— Oibò! quelle scimmie sono furbe! esclamò Pencroff, non si affacceranno più alla finestra e non potremo ammazzarle. Quando penso ai guasti che possono fare nelle camere, nel magazzino...

— Pazienza, rispose Cyrus Smith; questi animali non possono tenerci in iscacco un pezzo.

— Non ne sarò sicuro se non quando saranno a terra, rispose il marinajo. E prima di tutto, sapete, signor Smith, quante dozzine ce ne siano lassù di codesti burloni?

Sarebbe stato difficile rispondere a Pencroff; quanto a ricominciare il tentativo del giovinetto, non era facile cosa, poichè l’estremità inferiore della scala era stata ritirata all’interno, e quando si tirò di nuovo la corda, si finì collo spezzarla, ma la scala non ricadde.

Era in verità una condizione imbarazzante. Pencroff si arrabbiava; la situazione aveva un certo lato comico ch’egli non trovava menomamente bizzarro per parte sua. Era evidente che i coloni dovevano riuscire a rientrare nel loro domicilio ed a cacciarne gl’intrusi, ma quando e come? Questo non avrebbero potuto dire.

Passarono due ore, durante le quali le scimmie evitarono di mostrarsi; ma erano sempre là, e tre o quattro volte un muso ed una zampa passarono fuor dell’uscio o delle finestre e furono salutati a schioppettate.

— Nascondiamoci, disse allora l’ingegnere; forse