Pagina:Verne - L'isola misteriosa, Tomo I, Milano, Guigoni, 1890.pdf/65

Da Wikisource.

prodotte da quei gallinacei che si chiamano tetras agli Stati Uniti. Presto se ne videro alcune coppie dalle penne fulve e brune e dalla coda scura. Harbert riconobbe i maschi dalle due alette aguzze formate dalle penne rilevate del collo. Pencroff giudicò cosa indispensabile l’impadronirsi di uno di quei gallinacei grosso come una gallina, la di cui carne vale quanto quella della pollastra regina; ma era difficile, poichè non si lasciavano accostare. Dopo molti tentativi infruttuosi, che non ebbero altro risultato fuorchè di spaventare i tetras, il marinajo disse al giovinetto:

— Assolutamente, poichè non possiamo ammazzarli al volo, bisogna cercare di prenderli colla lenza.

— Come carpi? disse Harbert meravigliatissimo della proposta.

— Come carpi, rispose il marinajo sul serio.

Pencroff aveva trovato nelle erbe una mezza dozzina di nidi di tetras aventi ciascuno da due uova. Egli ebbe gran cura di non toccare quei nidi ai quali i proprietarî non dovevano tralasciare di far ritorno. Fu intorno ad essi che immaginò di tendere le lenze, non già lenze a laccio, ma vere lenze ad amo. Egli trasse Harbert a qualche distanza dai nidi, e colà preparò i suoi congegni singolari colla cura che vi avrebbe messo un discepolo di Isacco Walton 1. Harbert seguiva quell’operazione con un interesse facile a comprendere, pur dubitando della riuscita. Le lenze furono fatte di liane sottili attaccate le une alle altre e lunghe da quindici a venti piedi. Grosse e robuste spine dalle punte ricurve, fornite da un cespuglio di acacie, furono legate alle estremità delle liane a guisa di ami. L’esca fu preparata con grossi vermi rossi che strisciavano sul suolo.

Ciò fatto, Pencroff, passando fra le erbe e nascon-

  1. Celebre autore d’un trattato sulla pesca alla lenza.